Lo sapevi? La curiosità dell’orologio della Cattedrale di Magliano Sabina
Le ore del quadrante dell'orologio del Campanile della Cattedrale di Magliano non sono suddivise in 12 ore ma in 6 e le lancette non sono 2 ma solo una!
Ultima modifica 9 novembre 2023
La curiosità dell’orologio della Cattedrale di
Magliano Sabina
Gli orologi a 6 ore: quando alle sette suonava l’una.
Storia e storie
Forse nemmeno tutti i Maglianesi se ne sono accorti ma l’orologio del Campanile della Cattedrale di Magliano, intitolata a San Liberatore, nasconde una curiosità. Se, ad un primo sguardo superficiale, sembra un classico orologio da campanile, ad un osservatore più attento non può sfuggire una serie di particolarità.
Infatti le ore del quadrante non sono suddivise in 12 ore ma in 6 e le lancette non sono 2 ma solo una!
E allora vediamo di capire i motivi di tale particolarità.
Cenni storici sull’orologio della Cattedrale di Magliano
«Il Cardinale Annibale Albani, che aveva a cuore questa chiesa, affida nel 1735 a Pietro PaoloAlfieri il rafforzamento e l’ornamento della facciata, facendo inserire tra gli ultimi due pilastri un orologio, che fu collocato da Gio de Sanctis, orologiaio, e fu pagato 60 soldi da Papa Clemente XII». (Guido Poeta, appunti sulla Cattedrale)
L’orologio, che presenta forti analogie con quello del Quirinale in Roma (già residenza papale), ha quadrante circolare inscritto in una cornice bianca quadrata; presenta il cerchio centrale di colore blu molto scuro, così come gli spicchi esterni, questi montati da stelle d’oro. La fascia circolare su cui sono marcati con caratteri romani particolarmente grandi le ore, è bianca e sorretta da una corona circolare sottile che suddivide ogni ora in quattro quarti (il numero quattro è reso da altrettante barrette). Non è indicata una data dell’orologio, ma è noto che la Cattedrale fu interamente rinnovata nel 1735 (l’orologio del Quirinale è datato del 1722).
La storia degli orologi a 6 ore
Vi fu un periodo, tra il XVII e il XVIII secolo, in cui in gran parte delle zone poste nei territori
dello Stato della Chiesa, ma non solo, gli orologi non mostrarono più le ventiquattro ore dell’Hora Italica, di cui abbiamo già raccontato in un precedente intervento. Anziché essere suddivisi in dodici ore, come tutti potremmo immaginare, mostravano una divisione in sei.
Le ore del giorno erano sempre ovviamente ventiquattro. Ma negli orologi a 6 ore, anziché essere conteggiate in 1 x 24 o in 2 x 12, venivano mostrate e suonate in quattro sequenze da 1 a 6.
Si tratta di una curiosa usanza quasi totalmente italiana, se si eccettuano pochi, rarissimi orologi da tasca di origine inglese o francese, degli inizi del XVIII secolo, fonte di stupore per gli appassionati stranieri. Che svetti sull’alto di una torre o appaia su un bell’orologio domestico, il quadrante suddiviso in 6 ha qualcosa di anomalo, di insolito. Non passa certamente inosservato.
Origini sconosciute
Quale sia la reale origine di questa rappresentazione del trascorrere del tempo, è del tutto ignoto. La prima citazione di questo sistema non è italiana, ma portoghese e meriterebbe un approfondimento.
Di fatto, però, a partire dal XVII secolo, laddove la Chiesa aveva giurisdizione, spesso le ore erano conteggiate in quattro cicli da 6. Ma si trattava di un banale cambio di convenzione o c’erano validi motivi per adottare questo tipo di quadrante, ovviamente insieme alla relativa suoneria?
È chiaro che da un punto di vista puramente logico la suddivisione delle 24 ore in un certo numero di sottomultipli non comporta alcun reale impatto. Il nostro orologio da polso vintage, ad esempio, segnerà due volte al giorno le 3.30 e starà a noi interpretare l’ora come notturna o pomeridiana. Se il giorno è suddiviso in quattro gruppi di sei ore, le 3.30 potrebbero essere nel cuore della notte, oppure alle 9.30 del mattino, alle 15.30 o alle 21.30. All’osservatore è lasciata l’interpretazione di quale fascia oraria debba associare all’indicazione delle lancette.
Per leggere l’ora in pratica si hanno quindi 4 possibilità: se l’unica lancetta è posizionata sulle 2, basandoci sulla posizione del sole le prime due sono molto semplici. Se è notte saranno le 2 di notte, se invece è giorno pieno, saranno le 14 del pomeriggio. Se siamo di fronte ad un sole mattutino saranno le 8 del mattino (14-6), se il sole sta tramontando o è gia tramontato da un po’, saranno le 20 della sera (14+6).
Anche se può sembrare difficile, in realtà è un modo molto semplice ed immediato.
Motivi pratici…
Le ragioni che potevano giustificare gli orologi a 6 ore in realtà sono molteplici. Derivano non da questioni teoriche, ma da aspetti puramente pratici, che possiamo – se siete curiosi – esplorare insieme.
In primo luogo, ricordiamo che nel XVII secolo la stragrande maggioranza degli orologi non
possedeva la lancetta dei minuti, ma solo quella delle ore. In un mondo senza orari ferroviari né scadenze precisissime, qualche minuto avanti o indietro non avrebbe cambiato nulla, per cui ci si accontentava della sola indicazione dell’ora. E si ricavava un’informazione di massima circa i minuti osservando la posizione della punta della lancetta tra un’ora e quella successiva. Ecco qui entrare in gioco una prima caratteristica degli orologi in questione. A parità di diametro del quadrante, tra un’ora e l’altra in un quadrante che riporti le ore da 1 a 24 avremo un arco di 15 gradi. In un quadrante in 12, un arco di 30 gradi, ma in un quadrante in 6, un arco di 60 gradi. Sarà quindi molto più semplice e preciso, pur sempre se a colpo d’occhio, capire quanti minuti fossero trascorsi dall’ora finita, stimandoli su un arco ampio che non su un intervallo più ridotto.
Inoltre, molte persone faticavano a contare un gran numero di rintocchi. Una sequenza da 1 a 6 permetteva di essere seguita con facilità e minor probabilità di errore.
…e tecnici degli orologi a 6 ore
Ultima nell’elenco, ma non per importanza, la suoneria. In un orologio che dia un rintocco per ogni ora, se le ore sono computate in 24 nell’arco di una giornata avremo 1 + 2 + 3 + … + 24 = 300 rintocchi. Se le ore sono contate da 1 a 6, avremo 4 x (1 + 2 + … + 6) = 84 colpi. La cosa sembrerebbe marginale, ma ai tempi non lo era. Gli orologi meccanici si usuravano e le campane anche. L’azione del martello a ogni rintocco, a lungo andare, causava guasti e una minore sollecitazione aumentava la vita utile del dispositivo.
Poi, consideriamo anche che a ogni rintocco corrisponde il rilascio di una parte dell’energia
proveniente dai pesi o dalla molla. Nel caso di un orologio da torre o comunque a pesi, in generale sarebbe bastata a ogni colpo solo una frazione della corsa dei pesi. Si otteneva quindi una durata più lunga dell’azione di carica. O, in alternativa, la possibilità di installare il movimento in una torre con una minore escursione della corsa dei pesi stessi.
L’opportunismo della convivenza
Testimoni dei tempi e dei giochi del potere, gli orologi a 6 ore sopravvissero in alcuni territori in forma ibrida con il sistema a 12 ore, in soluzioni molto italiane. La suoneria, ad esempio, era fornita a ogni ora due volte: la prima, con la sequenza in 12; la seconda a distanza di circa un minuto, con la sequenza in 6… In modo da compiacere sia il Papa che l’Imperatore.
L’occupazione napoleonica sancì quasi ovunque il predominio delle ore in 12, dette appunto ore alla francese. Ma questo non cancellò tanti orologi a 6 ore. Ancor oggi, quei quadranti – magari privi del loro movimento – ci ricordano di un tempo diverso e testimoniano un tentativo di risolvere ingegnosamente problemi concreti tutt’altro che secondari.
Ulteriori curiosità
In Italia ci sonop circa 270 orologi di questo tipo. La maggior parte sono nei campanili
dell’Italia centrale. Di questi ben 89 sono nel Lazio e 22 solo a Roma.
L'orologio a 6 ore più rappresentativo del nostro Paese è probabilmente quello del Palazzo del Quirinale, posto sul Torrino sotto le bandiere. Quella che oggi è infatti la residenza ufficiale del Capo dello Stato, un tempo era il Palazzo papale, la reggia del pontefice in qualità di sovrano.
Montato nel 1626, l'orologio nel tempo ha visto sostituire più volte il movimento, ma ha conservato il quadrante alla "romana" con un'unica lancetta centrale.